Quando nasce la stupidità? Il 1995 è un buon punto di partenza.
di Riccardo Tabilio
con Giulio Forges Davanzati, Alessia Sorbello, Andrea Trovato
assistente alla regia Cristina Campochiaro
scenografie video Antonio Simone Giansanti
preparazione musicale a cura del M° Attilio Costa
disegno luci Enzo Biscardi
dramaturg Chiara Boscaro
regia, scene e costumi Marco Di Stefano
produzione Compagnia Teatrale Dracma
collaborazione alla produzione Network NdN, Teatro Libero Palermo, Fondazione Atlantide Teatro Stabile di Verona, Centro Teatrale MaMiMò
col supporto di TRAC – Centro di residenza teatrale Pugliese, AterlierSi e Dracma – Centro sperimentale di arti sceniche
realizzato da Compagnia Carmentalia e La Confraternita del Chianti
testo e progetto vincitori NdN-Network Drammaturgia Nuova
Nel 1995 la polizia di Pittsburgh, Pennsylvania, si presenta a casa di McArthur Wheeler per arrestarlo: McArthur Wheeler, 44 anni, incensurato – un metro e sessantotto per 128 chili – è stato riconosciuto colpevole di rapina aggravata ai danni di due banche. Apre la porta agli agenti e sbianca: «Com’è possibile? Ma io avevo in faccia il succo di limone.» Il succo di limone… Gli inquirenti si scambiano uno sguardo. Il succo di limone, ossia… il succo dell’invisibilità? Il caso di un rapinatore improvvisato che, suggestionato da un esperimento con l’inchiostro simpatico, si strizza un limone in faccia e poi assalta due banche finisce in mano a due studiosi di psicologia sociale, David Dunning e Justin Kruger. Il caso Wheeler diventa lo spunto per una «teoria della stupidità»: il cosiddetto Effetto Dunning-Kruger. La ricerca viene pubblicata, ha un enorme successo e consegna al mondo l’archetipo mitologico degli stupidi: McArthur Wheeler, appunto. Leviatano parte da qui, da questa storia di cronaca degli anni ’90, e la racconta a partire dalle fonti giornalistiche e accademiche. La insegue e la interpreta, affondando lo sguardo nella stupidità – motore potente della Storia – e nelle sue origini. Come il romanzo di Paul Auster a cui Leviatano deve il suo titolo, compie una ricostruzione, ricercando in essa – la storia di un uomo solo tra le rovine dell’America post-industriale – in controluce, la filigrana del mondo contemporaneo.
Riccardo Tabilio
Tre microfoni. Due chitarre. Un distorsore.
Tre attori, musicisti, performer.
Leviatano è un racconto profondamente radicato negli anni ’90, decennio del grunge, neo punk e brit pop: la musica con cui siamo cresciuti noi. Ed è proprio grazie a questa musica – interpretata dal vivo dagli attori – che prende vita uno spettacolo che mescola realtà e finzione, anni ’90 e contemporaneità, teatro e concerto.
Leviatano è uno spettacolo rock. Da vedere, ascoltare e ballare.
Leviatano nasce dall’immaginario della nostra adolescenza, piena di sogni e fallimenti. Un’adolescenza difficile, come tutte le adolescenze, ma anche molto divertente. Siamo partiti da noi, dal nostro vissuto, per indagare le infinite risorse della stupidità umana.
Beh, non è stato difficile.
Compagnia Carmentalia e La Confraternita del Chianti
Rassegna stampa
“Alessia: “L’idea di partenza è insita nella volontà di non giudicare o additare qualcuno come stupido, perché tutti noi abbiamo vissuto e viviamo dei momenti di stupidità nella nostra vita ed è proprio da questo presupposto che è partito l’intero lavoro che ha portato alla realizzazione dello spettacolo.”
(Martina Paparusso, Lanternaweb.it)
“Io credo che questo spettacolo spigliato ed irriverente meriti un lungo giro per i teatri del nostro paese, non solo perché non si è sfiorati nemmeno da un attimo di noia, ma soprattutto perché, rinnovando la struttura del racconto teatrale, anche con integrazioni musicali dal vivo trascinanti, è stato capace di far pensare”
(Maria Antonietta Nardone, Maschere e Visioni)