di Chiara Boscaro
Lo ammetto. Io sottoscritta, consorella Chiara, sono visceralmente innamorata degli acquari. Grandi, piccoli, d’acqua dolce e salata, quasi pozzanghere o enormi tunnel trasparenti. Sarà colpa del periodo di servizio civile in un parco naturale pieno di laghetti, sarà che in casa ce n’è sempre stato uno, sarà che il blu è un colore che mi affascina, sarà che il corso di sub non è stato proprio un successone, ma all’Acquario di Genova stavolta ci volevo proprio andare. E invece no. Non si può. Una promessa è una promessa, sarà per la prossima volta.
Siamo a Genova per il 19° SUQ Festival, co-produttore e sede del debutto nazionale di DEUTERONOMIO pentateuco #5. Il tema, quest’anno, è “Il viaggio e la sosta” e l’ultimo monologo del progetto Pentateuco, dopo tre anni di studio matto e disperato, vedrà la luce su una delle terrazze del Museo Luzzati a Porta Siberia. All’arrivo il SUQ ci accoglie come un’oasi d’ombra in uno dei pomeriggi più caldi di sempre, tra spezie, cucine d’ogni angolo del mondo, tappeti e meravigliosi progetti, un’isola di colori tra il bianco del Porto Antico e il torpore dell’acqua.
Il SUQ è il posto giusto per chiudere (e rilanciare) il progetto Pentateuco. Genova è la città giusta, con i suoi vicoli, il suo viavai, le sue contraddizioni. Non sarà una fine, solo una sosta prima di continuare il nostro viaggio. Carla, Rosalba, Elisa, Marco, Alberto… tutta l’organizzazione del festival ci coccola. La sera mangiamo tra le bancarelle del SUQ, provando piatti da mezzo mondo: Messico, Senegal, India… Marco e Giovanni si concedono anche un piatto di Stroncatura Calabrese – si chiama davvero così – ma questa è un’altra storia.
Al festival ci sono anche i nostri amici del Teatro dei Borgia che presentano la loro Medea. Lo spettacolo si svolge su un furgone per 7 spettatori per volta. Tutti ci dicono che è bellissimo, ma noi – come al solito – non abbiamo prenotato e non riusciamo a vederlo. Per fortuna lo spettacolo sta girando e ci sarà modo di intercettarlo in giro per l’Italia. Recuperiamo con una cena insieme parlando di teatro, di complanari, di controviali e della provincia di Barletta, Andria e Trani, detta anche BATPROVINCIA (questa è di Marco, si sappia che io mi dissocio).
A dormire siamo in un posto molto carino a due passi dal porto. The hostel – Abbey, si chiama. Frequentato perlopiù da backpackers impegnati in Grand Tour di ottocentesca memoria. Accogliente, economico, cucina attrezzata e staff molto gentile che ci consiglia la spiaggia più vicina dove passare un paio d’ore a mollo tra una replica e l’altra. Dove? A Bogliasco, 20 minuti di treno dalla stazione di Genova Principe. E la caletta merita, anche se nel weekend deve trasformarsi in una vera bolgia infernale. Della città invece non facciamo in tempo a vedere molto, siamo troppo impegnati a recuperare pezzi di attrezzatura che puntualmente dimentichiamo in ostello. E pensare che è lo spettacolo scenicamente più semplice del progetto…
Però, tra un passaggio e l’altro, riusciamo a stupirci davanti al Neptune, il galeone attraccato al porto. Nei precedenti passaggi genovesi l’abbiamo sempre snobbato un po’, ma il confratello Giovanni ci rivela che è quello utilizzato nel film “Pirati” di Roman Polanski: rimane una carnevalata un po’ kitsch, ma con una storia da raccontare… la nascita in Tunisia, le riprese del film, l’approdo trionfale al Festival di Cannes nell”86, il riciclo come set per una serie televisiva su Peter Pan e ora la pensione (e verniciatura) dorata…
E poi… poi c’è la focaccia. E il cous cous. E i pasticcini libanesi. E il mafé senegalese. E lo zenzero. E la birra. E la musica. E il teatro. E la sosta. E il viaggio che riprende.
A presto, SUQ Festival!