di Chiara Boscaro
È autunno, le castagne sfrigolano sul fuoco e un buon bicchiere di vino ci riscalda a fine giornata. E allora perché non concederci un bagnetto nei ricordi dell’estate? A Garbagna siamo stati a luglio, era il tempo del Borgo delle Storie, un festival piccolo e prezioso curato da Allegra De Mandato, Emanuele Arrigazzi e Luciana Rota. Garbagna ha 689 abitanti ed è Uno dei Borghi più Belli d’Italia, lo dice il cartello all’ingresso del paese. Pare abbia fatto parte dei “Sette feudi imperiali” concessi dall’imperatore Carlo V all’ammiraglio Andrea Doria nel 1568 (ma nel 1568 Andrea Doria era morto da otto anni e Carlo V da dieci).
Ci troviamo in provincia di Alessandria, nei pressi di Tortona, tra dolci colline e dolci frutteti (la Sagra della Ciliegia qui la fanno da più di cinquant’anni). Vicino è ancora Uno dei Borghi più Belli d’Italia, Volpedo. Quello di Pellizza da Volpedo. Quello del “Quarto Stato”.
Al centro di Garbagna c’è una piazza, e al centro della piazza ci sono quattro grandi ippocastani piantati nel 1853. Al centro di questi vi è un arco, memoria di un’antica fonte d’acqua, da cui si approvvigionava tutta la popolazione.
A lato della Chiesa Parrocchiale, però, si trova la piazza più antica, più nota come “a piassa da l’urmu”, la ‘piazza dell’olmo’, dove un tempo sorgeva un un olmo secolare, testimone di tanta storia paesana. Era proprio in “platea sub ulmo” – come si legge negli antichi statuti medievali – che si sottoscrivevano accordi, si concedevano investiture e si facevano transazioni.
Questa edizione del Festival è dedicata alla Frontiera Invisibile. Per citare Baumann, “Le frontiere, materiali o mentali, di calce e mattoni o simboliche, sono a volte dei campi di battaglia, ma sono anche dei workshop creativi dell’arte del vivere insieme, dei terreni in cui vengono gettati e germogliano (consapevolmente o meno) i semi di forme future di umanità”.
Ci hanno chiesto di portare Non voltarti indietro, un lavoro in cui la frontiera è una porta bianca che separa una lei, un lui e tanti non detti terribili. Lo spettacolo lo faremo in una piccola piazza, tra case silenziose e la minaccia di un temporale incombente dopo troppi mesi di siccità (non è una metafora). Ma non c’è solo questo, qui il paese vuole diventare un teatro a cielo aperto, con racconti d’autore, spettacoli itineranti, spettacoli per famiglie e teatro più attento alla ricerca.
E il mangiare?
Per il mangiare c’è veramente l’imbarazzo della scelta, ma i nostri ospiti ci portano al Ristorante Il Caminetto. E non abbiamo davvero di che lamentarci.