di Chiara Boscaro
Ovvero il secondo giorno di ombrellone dei 6/7 totali nell’estate dei Confratelli Chiara e Marco.
Fiume o Rijeka è il terzo vertice della penisola istriana, venendo dall’Italia e considerando come primi due Trieste e Pola/Pula, o il primo vertice venendo dalla Croazia e considerando come ultimi due Pola/Pula e Trieste.
Fiume/Rijeka ha circa 170000 abitanti, è la terza città della Croazia e affaccia sull’Adriatico, e più precisamente sul Golfo del Quarnaro/Kvarner. Di fronte ha le isole di Cres, Lošinj, Krk e Rab.
Le origini sono romane, nel frattempo di qui sono passate Ungheria, Austria, Italia, Jugoslavia e Croazia, ma sempre l’identità della città è rimasta quella di un porto, porto che nel 2020 sarà Capitale Europea della Cultura.
L’atmosfera architettonica del centro è piuttosto asburgica, con la Torre Civica (ora di nuovo sormontata dalla storica aquila bicipite) e il Teatro Nazionale Ivan de Zajc, dove ha sede anche il Dramma Italiano di Fiume, primo teatro stabile italiano e unico fuori dal nostro Paese. Il sotto della città è attraversato da bunker della guerra, il sopra si srotola lungo il Korzo e poi su, verso il Castello.
Qui tradizionali sono il fritto di calamari, il Carnevale e gli scampanatori.
Qui ci sono diverse spiagge, raggiungibili anche a piedi, ma si preferisce la storica stazione balneare di Abbazia/Opatija, storica dopo che un patrizio fiumano ci ha costruito la villa al mare (Villa Angiolina) e l’Austriaca Società delle Ferrovie del Sud ha fiutato l’affare tirando su, nel 1884, l’Hotel Quarnaro/Kvarner, primo di una serie di eleganti edifici adibiti alla ricreazione dei ricchi asburgici.
Gli stabilimenti balneari sono sciccosissimi e silenziosi: quando ci presentiamo con i nostri burek del supermercato (unti e meravigliosi) un po’ temiamo il peggio, ma i prezzi sono abbordabili e ci lasciamo irretire dal fascino discreto della borghesia. Sdraio con materasso, accappatoio personale, passerella di legno per non incappare negli insidiosi sassetti ustionanti, camerieri che servono birre artigianali direttamente sotto l’ombrellone e, nel frattempo, appena dietro di noi l’orchestra del Teatro Ivan de Zajc prova l’opera lirica in allestimento nell’arena all’aperto.
Insomma, il paradiso con quella puntina in più di ebbrezza alcolica mattutina a rendere il tutto più morbido e sfocato.
Accanto a noi, un satrapo russo e una ex-modella brasiliana che cambia costume tre volte e fa sparire altrettante bottiglie di bianco.
Il rientro a Fiume/Rijeka è in corriera, giusto per tornare alla realtà tra famiglie con la borsa frigo e aspiranti rampanti che non hanno abbastanza soldi per proseguire la serata. Non ci resta che consolarci con un brodetto. E la Konoba Feral è proprio il posto giusto. Pesce freschissimo, ottimi prezzi e servizio spartano all’aperto.