NUMERI pentateuco #4
di Chiara Boscaro e Marco Di Stefano
regia di Marco Di Stefano
drammaturgia di Chiara Boscaro
con Giulia Versari
musiche originali di Lorenzo Brufatto
eseguite e registrate dall’ensemble da camera Il Canto Sospeso
registrazioni audio a cura di Matteo Munaretto
assistente alla regia Cristina Campochiaro
progetto grafico e visivo di Mara Boscaro
un progetto La Confraternita del Chianti
una produzione Associazione Interdisciplinare delle Arti
in collaborazione con
Teatro Verdi – Teatro del Buratto
Associazione K.
Perpetuum e Nau Ivanow (Barcellona, Spagna)
si ringraziano Euripide e Seneca
debutto 10 Maggio 2017 – TEATRO VERDI (Milano)
Non contaminerete la terra dove sarete, perché il sangue contamina la terra
e per la terra non vi è espiazione del sangue che vi è stato sparso,
se non mediante il sangue di chi l’ha versato.
Non contaminerete dunque la terra che andate ad abitare
e in mezzo alla quale io dimorerò; perché io sono il Signore.”
(Numeri, 35, 33-34)
Numeri è il censimento del Popolo. Numeri sono quelli che sono dentro, numeri sono quelli che rimangono fuori. I clandestini. Ma la clandestinità non è solo una questione statistica, per Medea è una questione di famiglia. Lo sposo, come tanti calabresi, è andato in Argentina a lavorare dieci anni fa. Manda regolarmente soldi per lei e i figli, ma la lettera per invitarla a raggiungerlo, quella non arriva mai. Medea aspetta, aspetta, aspetta ma dopo dieci anni comincia a sentirsi presa in giro. Compra tre biglietti per la nave grande che taglia l’oceano e si mette in viaggio con i figli. Quando arrivano a Buenos Aires cercano gli italiani tra gli argentini, i calabresi tra gli italiani e Giasone tra i calabresi, ma le dicono che Giasone non è più italiano né calabrese. Si è trovato una sposa argentina. Una ricca. Una “principessa”. E Medea si arrabbia. E quando si arrabbia, Medea è “la prova vivente che gli dei non esistono”.
Rassegna stampa
“Giulia Versari è, sulla scena, una calabrese intensa e perfetta, essenziale nei modi, nelle espressioni e nella lingua, una Medea suadente e rabbiosa, lucida e pazza.”
(Fulvio Fulvi, L’Avvenire)
“La regia di Marco Di Stefano tratteggia una scena che si serve di elementi semplici e di impatto, dove i colori forti e le luci a tratti violente contrastano con il nero cupo della vicenda e della protagonista. (…) Una riscrittura dove trovano spazio passaggi testuali di una finezza lessicale sorprendente, in una efficace unione fra linguaggio alto che avoca la tragedia antica e la concretezza sanguigna del suono della lingua della terra, di un dialetto vitalissimo. Un capitolo, questo quarto, che è debitore in modo particolare della voce della sua protagonista, Giulia Versari. Un’interprete che riempie la scena mescolando i registri, dall’ironico al patetico.”
(Chiara Palumbo, www.artapartofculture.net)
“Di questo spettacolo interpretato magnificamente da Giulia Versari, restano le atmosfere cupe, i flash vibranti, i colori accesi creati dalla regia di Marco Di Stefano, mente la riscrittura di Boscaro sorprende per freschezza e icasticità. L’ironia si coniuga ai lati oscuri, ai retroscena orridi dell’animo umano. La felicità è un miraggio quando si colloca in una dimensione tutta terrestre e archetipica.”
(Vincenzo Sardelli, Studi Cattolici)